Categorie: AGN Buchi neri
Tags: buco nero di Kerr ergosfera galassie radio getti relativistici radiotelescopi VLBA
Scritto da: Vincenzo Zappalà
Commenti:2
Mai così vicini al getto ! ***
I getti violentissimi che escono dai bordi dell’orizzonte degli eventi dei buchi neri galattici sono un fenomeno ben conosciuto, ma ancora pieno di dubbi e problematiche. Soprattutto, è necessario capire quanto sia stretto e quanto sia vicino alla sfera di non ritorno. Per ottenere risultati di qualità superiore è necessario usare telescopi anche più grandi della Terra… Cosa non impossibile…
Innanzitutto, costruiamo un telescopio adatto allo scopo. Mettiamo insieme gran parte di quelli terrestri, facendo in modo che si comportino come uno singolo. Con i radiotelescopi si può fare (è così che, per esempio, funziona il VLBA - Very Long Baseline Array - di cui abbiamo parlato QUI). Non basta ancora, però… dobbiamo allargare la base e, allora, inseriamo nel sistema anche uno spaziale di dieci metri di diametro. Cosa abbiamo ottenuto? Un unico immenso radiotelescopio composto da due dozzine di antenne terrestri e da una spaziale. Qual è la risoluzione che può ottenere? Quella di un un'unica antenna di 350 000 km di diametro, più o meno come la distanza Terra-Luna. Niente male, eh!?
Adesso, non resta che puntarlo verso un getto di una radio galassia dell’ammasso di Perseo e il divertimento è assicurato. A 230 milioni di anni luce si riesce a risolvere una struttura di soli 12 giorni luce, poche centinaia di volte il diametro dell’orizzonte degli eventi del buco nero. Un’accuratezza mai raggiunta prima! In altre parole, si riescono a vedere particolari delle dimensioni inferiori alla nube cometaria di Oort. Sembra un’enormità, ma pensate a quanto sono 230 milioni di Anni Luce!
Il getto si vede benissimo, così come la sua origine a partire dai pressi del buco nero. Conferme o smentite delle teorie? Entrambe… Diciamolo con parole semplici. Il getto sembra essere più grande di quanto si pensasse normalmente. Essendo un buco nero rotante (buco nero di Kerr) esso si trascina nella rotazione anche lo spaziotempo e un suo modello semplificato lo potete trovare QUI . Gioca un ruolo importante l’ergosfera, quella zona di attesa, una specie di purgatorio, dove vi è ancora possibilità di uscita. Proprio da lì dovrebbe provenire il getto.
Invece, sembra ben più largo, implicando di spingersi fino alle zone più interne del disco di accrescimento. Sono necessari modelli più evoluti, anche se l’ergosfera è confermata come zona di primaria importanza. Sembra poi che, confrontando i risultati con i pochi altri di accuratezza abbastanza simile, anche l’età di formazione giochi pesantemente sulla struttura finale. Un puzzle tutto da risolvere, ma con immagini sbalorditive che sembrano trasformare un telescopio in un microscopio.
Forza… che prima o poi riusciremo anche a vedere un’astronave che sembra ferma e spegnersi lentamente al confine dell’orizzonte degli eventi, uno dei tanti problemi che mette ancora in crisi coloro che parlano di multiversi, di stringhe, di materia oscura fredda, calda e… tiepida, ma che ben poco sanno della RG. Un’osservazione importante: il primo autore è un italiano che lavora in Italia, all’Università di Bologna. Essere un italiano è cosa più che normale, molto meno la seconda. Bravo Giovannini, gran bel risultato!!!!
Articolo originale QUI
Siete curiosi di sapere cosa vedremmo avvicinandoci ad un buco nero? Ecco QUI una ricostruzione molto fedele!
2 commenti
Notizie come questa dovrebbero finire in prima pagina sui giornali !
Come sempre....., grazie Enzo !!!
Grazie a te Franco per seguirci con assiduità...