20/01/17

I Racconti di Mauritius: LA CAUZIONE

L'ultimo racconto di Vin-Census ci ha consegnato l'immagine di una Terra ricoperta dalla spazzatura e nessuna traccia dell'uomo né su di essa né negli immediati dintorni. Inevitabile pensare alla sua estinzione definitiva... Sembra, invece, che la vicenda abbia avuto un epilogo diverso o, perlomeno, questo è ciò che ci lascia intendere Mauritius in un sagace racconto scritto anni fa, che si lega a tal punto con quello del suo amico Vin-Census, da sembrarne la naturale continuazione. Eccolo a voi!

 

Quando i terrestri traslocarono su Kepler 452b, a 1.400 anni luce dalla Terra, abbandonando il loro vecchio pianeta, si lasciarono un gran disordine alle spalle.

Terra immondizia

Quelli delle pulizie planetarie, incaricati di rimettere in sesto la Terra, non mancarono di lamentarsi con l'amministrazione galattica.

“Hanno lasciato uno schifo mai visto, guardi un po'...” disse il capo della squadra dei ripulitori all'amministratore indicando il pianeta,  illuminato di tre quarti, attraverso il grande oblò della sala comando.

“Vedo... desertificazione molto spinta, nubi di gas tossici diffuse su grandi aree, inquinamento delle falde acquifere. Solo gli oceani sembrano a posto, con quel bel scintillio di acqua limpida.”

“Scintillio di acqua limpida? Vuole scherzare? Quella è tutta plastica che galleggia in superficie, bottiglie di plastica, bicchieri di plastica, piatti di plastica, secchi rotti di plastica, blister di ogni razza, dovremo fare migliaia di viaggi per portare via tutta quella porcheria!”

“Non so, quest'anno hanno tagliato il budget e sarà un grosso problema sostenere queste spese”

“Caro amministratore questo lavoro richiederà ben più di un anno, non è la solita imbiancatina e via, qui c'è un pianeta distrutto. Vede quelle montagne multicolore? Non sono affatto montagne ma immensi cumuli di materiale pubblicitario, volantini di offerte dei supermercati, cataloghi IKEA e Brico, bollettini parrocchiali, avvisi pubblicitari di agenzie immobiliari, di pizzerie, di gente che si offre per imbiancare locali e svuotare cantine, giornalini di quartiere, proposte di abbonamento al National Geographic e miliardi di  tonnellate di  altra roba del genere”

“Già, adesso che ci avviciniamo comincio a capire meglio questi particolari...”

“Ecco, guardi laggiù, vede quella penisola dalla ridicola forma di stivale? Guardi quanti cellulari sparsi su tutto il territorio, mica rotti sa? No, solo fuori moda. Funzionerebbero, ma non hanno il blutut, o hanno 'solo' 1 giga...”

“Ma non si dice 'una' giga?”

“Non si confonda con le danze popolari del diciottesimo secolo, amministratore. Qui si parla di gigabytes, miliardi di maledetti bytes per memorizzare informazioni, di solito informazioni inutili.”

“Capisco...”

“Insomma un mare di ipod, ipad, iphone, galaxy, 1.0,  2.0, 3.0, 4.0, fino al penultimo numero punto zero che precede quello in voga al momento. Mica riciclavano, i signorini, no! Butta la, butta qua, tanto poi ci sono quei fessi delle pulizie planetarie...”

“Ma via, non la metta così, in fondo tutti i pianeti hanno i loro abitanti disordinati...”

“Disordinati dice? Ma questi erano degli sporcaccioni patentati, si guardi in giro...”

Il cargo intanto era atterrato e le operazioni di scarico dei mezzi e del materiale erano iniziate.

Le grandi macchine ripulitrici, a forma di elefante con quella grande proboscide aspiratutto che convogliava i rifiuti nel grande cilindro sdraiato su quattro zampe, avevano già iniziato la loro opera scavandosi la strada tra gli immensi cumuli di rifiuti.

“Avrei dovuto farmi versare una cauzione quando gli abbiamo affittato il pianeta.”

Sospirò tristemente l'amministratore.

“Altro che cauzione, caro amministratore, qui è tutto da ricostruire. Veda di non fare lo stesso sbaglio con Kepler 452b, quelli ormai sono quasi arrivati e nel giro di un mese o due si saranno sistemati con le loro fabbriche di roba da buttare, avranno cominciato a scrivere sui muri, a gettare carte e rifiuti ovunque, a plastificare anche il nuovo pianeta. Ci può giurare, questa volta veda di fargliela versare una bella cauzione, da strappare la pelle...”

 

E se, invece, l'uomo si rivelasse in grado di tutelare questo splendido "pallido puntino blu", imparando a riciclare tutto il riciclabile ed evitando così la tragedia finale ipotizzata in questi due racconti? Mauritius ha immaginato anche questo scenario alternativo e lo scopriremo tra pochi giorni, rimanete sintonizzati!  :wink:

Chi è rimasto sintonizzato può leggere QUI lo scenario alternativo

Tutti i racconti di Mauritius sono disponibili, insieme a quelli di Vin-Census, nella rubrica ad essi dedicata

4 commenti

  1. Gianni Bolzonella

    Se gli esseri umani ,nella loro maggioranza non sporcassero e rompessero,non sarebbero umani ma qualcos'altro.Essi esprimono la loro natura estrinsecandola.Buttano all'esterno ciò che producono all'interno,come i cani che marcano il loro territorio.Esprimono la loro rabbia o gioia o semplicemente stupidità verso i loro simili,solo per dire esisto anch'io,

  2. Condivido abbastanza, caro Gianni...

  3. maurizio

    Certo, poter lasciare la traccia del proprio passaggio è una bella rassicurazione. Non solo "esisto anch'io", ma anche e di più: "continuerò ad esistere grazie a questo segno che lascio". Però anche rimuovere le tracce, non proprio esaltanti, che altri hanno lasciato può essere il modo per segnare il proprio passaggio. Ho degli amici che quando arrivano in spiaggia alla mattina, per prima cosa puliscono una vasta area, ma proprio vasta, attorno al luogo in cui piantano l'ombrellone e poi si fanno una passeggiata portandosi dietro un sacchetto di plastica per raccogliere eventuali oggetti indesiderati sul loro cammino. Altri, se vanno in un bosco, o in montagna, fanno la medesima cosa. Anche questo è un modo di esprimere l'umanità che abbiamo dentro. Ci sono poi altre persone che lasciano "tracce" meravigliose, come pittori, scultori, architetti (solo quelli bravi) e ancora altri che lasciano tracce immateriali ma altrettanto evidenti e profonde, poeti, musicisti, filosofi, scienziati.

    In fondo non siamo poi tanto male come creature primitive, che arrivano faticosamente a capire di esistere. Ma ci sono ampi spazi di miglioramento per quella "maggioranza" di cui parla Gianni.

     

  4. caro Maurizio,

    è bello ciò che dici, soprattutto pensando alle opere del pensiero umano "migliore". Purtroppo la strada per gli altri è ancora molto lunga e temo che aumentino di più i rifiuti di quanto non faccia l'intelligenza... Che mi dici di quella strana razza (alieni?) che si carica di bottiglie, di sacchetti, di scatoline e le porta in alta montagna tutte piene (che fatica!) e poi le lascia lassù quando sono vuote e sarebbe più facile riportarle indietro? Pensa che sopra Corvara in Badia la croce di un monte è tenuta su dai rifiuti lasciati in vetta (e chi ci arriva dovrebbe già essere tra gli ... eletti...). Io sono molto più pessimista... :(

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