12/12/18

Ma che figura ! (retorica) - 1

Le figure retoriche sono innumerevoli, con nomi assurdi che non si usano proprio quotidianamente. Eppure sono molto efficaci, a saperle maneggiare.  Molta gente teme di fare brutte figure (retoriche); ma basta studiarle, esercitarsi un po' e passa la paura.  Perbaccolina, provateci!

Intanto, se ne volete ricordare qualcuna delle più famose, ecco qui un monologo che vi potrà aiutare...

 

La giornata di una donna

Basta! Smettetela di fare chiàsmo, bambini!

E tu, non tirare gli ossìmori al cane, ti ho detto mille volte che gli fa aumentare la paronomàsia, poi tocca portarlo dal veterinario e fargli la preteriziòne con tanto di sinestesìa.

Luigino!! Metti giù subito quell'anàfora prima che succeda un' anàstrofe.

Adesso, da bravi, fate i compiti, disegnate le ellìssi e le ipèrboli, che io devo andare a fare la spesa dall'omotelèuto e poi all'ipèrbato, prima che torni vostro padre.

Per questa sera voglio cucinare un enjambemènt con ipàllage di zèugma, una delizia!

Poi devo anche andare in farmacia per prendere le medicine contro la paronomàsia del cane.

Questo menàge domestico è una vera onomatopèa, ma che dico? Una metonimìa!

Non c'è mai un attimo di tregua, un'antìtesi che dia un po' di respiro. Insomma, è da questa estate che mi voglio fare una sinèddoche, corta al ginocchio, come quella di mia sorella, da portare con la litòte gialla che mi sono comprata l'anno scorso al mare, e non trovo un momento per dedicarmici.

Ora, non voglio annoiarvi con enumeraziòni e allitteraziòni, ma lasciatemi fare una similitùdine, una metàfora: la giornata di una donna è una vera antonomàsia, detto senza alcuna retorica.

 

Ed ora cominciamo a vederne qualcuna in azione...

 

LA LITOTE

Occorre smussare gli spigoli, attenuare un giudizio, rendere meno aggressiva una affermazione? Oppure volete dare una colorazione ironica dissimulando il vostro pensiero nel suo opposto? Studiatevi una bella litote e sarete a cavallo.

La litote afferma, negando il contrario. Un bell'esercizio acrobatico, vero?

La ragazza non era bella... suona meglio di “era brutta”, lascia un spazio di tolleranza tra il bello e il brutto in cui la vostra benevolenza potrà collocare il soggetto. Potrei azzardarmi a proporvi una doppia litote tipo: “la ragazza non era bella, né brutta”, entrando nel campo dorato della mediocritas, i cui confini risultano difficilmente definibili, sfumati in una complice nebbia sui due fronti, che lascia a ciascuno ampia libertà di interpretazione.

Litoti se ne trovano a bizzeffe, sparse nelle rime e nei fraseggi di grandi autori, negli eufemismi, nel linguaggio ironico e sarcastico, non sono solo di poeti e scrittori, ma anche di filosofi e psicoanalisti, come Sigmund Freud.

Ora facciamo qualche esercizio...

Voglio attirare l'attenzione sul fatto che sto male? Posso farlo con una semplice frase tipo “non mi sento troppo bene”. Riuscirò così ad allarmare chi mi ascolta, perché l'intervallo delle possibili gradazioni di malessere non è chiuso, resta indeterminato, potenzialmente infinito. Può significare “sto malissimo”, oppure “non mi sono mai sentito così male in vita mia”, e cose del genere, se non addirittura peggiori. In questo caso ho enfatizzato una condizione che avrei potuto circoscrivere entro limiti più determinati, tipo “ho un po' di mal di testa.”

Il “so di non sapere” socratico, invece, è una provocazione trasparente che costringe l'interlocutore a scendere in minimi dettagli esplicativi nella conversazione con un presunto ignorante, fino a scoprire di essere anche più ignorante di Socrate.

E' una subdola forma di ironia, una variante della litote. Oggi si dice “Lei mi insegna...”

Tra gli esempi più celebri: la frase preferita dalle maestre “E' intelligente ma non si impegna” che, delitotizzata, suona “Suo figlio è un somaro” . Praticamente una pietra tombale.

 

L'IPERBOLE

Letteralmente iperbole significa gettare sopra, andare oltre un limite. Non è un caso che in geometria questo nome sia stato attribuito ad una curva che, sia pure asintoticamente, si spinge all'infinito. A cosa serve l'iperbole, non quella matematica, ma quella retorica?

Se volete rimarcare una situazione, esagerando in più o in meno, vi sarà molto utile.

Esempi: “E' pronto il risotto? Sto morendo di fame”, non è assolutamente vero, avete solo un po' di appetito. “Ti ho detto diecimila volte di non entrare con le scarpe infangate “, chiaramente esagerato: anche se piovesse un giorno sì e uno no, ci vorrebbero cinquan'anni per riuscire a ripetere la raccomandazione tutte quelle volte. Oppure: “Ti ho detto un milione di volte di non esagerare”. Qui siamo al paradosso...

L'iperbole intende dare una rappresentazione della nostra percezione, al di là dell'oggettività, molto maggiore o molto minore nella quantità, molto più grave nella qualità.

“Ti amo alla follia” , “Ti chiedo di ascoltarmi solo un secondo” , “Ho bevuto solo un goccio “

Figuriamoci cosa può esserci di vero in tutte queste affermazioni, sono solo percezioni alterate nella mente di chi le proferisce. Non lasciatevi impressionare, non date credito. E non fatevelo ripetere mille volte, per favore.

 

L'ELLISSI

Se siete di poche parole amerete questa figura, così parca e risparmiosa. Omettere tutto ciò che si può è la parola d'ordine della ellissi. Strumento affilatissimo dei redattori di titoli a sensazione, per scandire frasi concise, per elaborare testi telegrafici, quando si pagava un tot a parola.

Se tolgo una parte della frase e si capisce comunque cosa intendo dire, ho fatto una ellissi. Anche qui c'è un aggancio con la geometria, come per l'iperbole. Il nome della curva geometrica però non è ellissi, bensì ellisse. Cosa manca alla ellisse? Geometricamente le manca il respiro infinito della iperbole.

Vediamo qualche caso tipico di ellissi.

La vittima più illustre, il verbo essere nella sua terza persona singolare. Come potete vedere, anche in quest'ultima frase lo abbiamo defenestrato, sostituendolo con una virgola.

Esempio di telegramma ellittico anni '50...

Arrivato felicemente stop nonno deceduto stop. Gli "stop" non si pagavano mentre, se aveste scritto: “Sono arrivato felicemente ma purtroppo il nonno è deceduto”, vi sarebbe costato il doppio.

Una maligna leggenda narra di un genovese che, dovendo pubblicare un necrologio, aveva limato la frase al punto di ridurla a “Marta morta”. Quando l'impiegato del giornale gli fece presente che, fino a cinque parole avrebbe speso la stessa cifra e quindi era possibile aggiungerne tre, ci pensò un po' e riscrisse il testo in questo modo: “Marta morta vendo 500 blu”. Chiaro esempio di ellissi estrema.

Tutto chiaro? Ai posteri l'ardua sentenza. Anche questa è una ellissi famosa.

 

L'IPALLAGE

Sostanzialmente si tratta di uno scambio della posizione di attributi all'interno della frase. Questo genera un certo disorientamento nel lettore che tende ad associare un attributo al sostantivo che gli è più prossimo. L'esempio classico di ipallage è l'ultimo verso del Bove carducciano.

Il divino del pian silenzio verde” farebbe pensare ad un silenzio verde, piuttosto che al divino silenzio di un verde piano. Ma perché mai uno che la sapeva lunga come il Carducci ha scritto una frase cosi impallata, o meglio, ipallageata?

Ecco, se andate a leggervi l'ultimo verso della strofa precedente, scoprirete che “il mugghio nel sereno aere si perde” e, ovviamente, per far rima con “perde”, era necessario terminare la strofa seguente con “verde”.

Si poteva fare altro? Probabilmente sì. Ad esempio bastava scrivere: “Il silenzio divin del piano verde”.

Ma forse Carducci temeva di introdurre una colorazione politica non voluta: qualcuno avrebbe potuto intendere che il ministero della agricoltura, responsabile del piano verde di aiuti ai contadini, non facesse il proprio dovere, mantenendo un colpevole silenzio sui problemi delle campagne. Sì, deve essere andata proprio così.

 

Vi sembra complicato usare queste quattro figure? Ma dai! Guardate...

Cadde ed in mille pezzi si divise        (iperbole... mille pezzi?)

Quell'anfora non bella di Murano   (litote... quindi era orrenda)

D'un mio parente dono veneziano   (ipallage… è il parente ad essere veneziano)

Chiaro che tutti quanti si sorrise      (ellissi… manca il verbo essere all'inizio)

In più c'è anche una allitterazione proprio all'inizio del primo verso.

Ma di questo parleremo un'altra volta. Per ora vi basti questo esempio: se conoscete una bella ragazza in spiaggia, dietro una duna, e vi dice che si chiama Dana, vi verrà spontanea l'allitterazione: “Dana, dono d'una duna”.

O no?

Oreste Pautasso

pautasso

 

 

Le figurine retoriche continuano QUI

 

Questo articolo è stato inserito nella sezione d'archivio "Arte e letteratura"

 

 

2 commenti

  1. Mario Fiori

    Grande Oreste, Grazie!

  2. oreste pautasso

    Caro Mario, grazie a te per il commento. A questo punto mi sento in dovere di proseguire ulteriormente in questa avventura retorica, anche se perseverare è diabolico.

    In realtà la tentazione già l'avevo, quando ho messo la dicitura  "volume primo" nella figura in evidenza...

    Ciao !

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