11/11/15

!! Plutone non delude! **

Vulcani di ghiaccio, terreno che cambia da zona a zona, satelliti che si sono probabilmente formati mettendo insieme oggetti più piccoli… se non è un mondo attivo e “caldo”, questo, non lo è nessuno! Stiamo parlando di Plutone e della missione New Horizons che dopo essere stata bersaglio di critiche e di scarse aspettative, dopo il declassamento di Plutone, sta dimostrandosi un punto chiave nella conoscenza del Sistema Solare, aprendo nuovi stimolanti interrogativi. Inoltre dimostra che il freddo non spaventa di certo i “pianeti” (qualsiasi siano le loro dimensioni).

New Horizons ha fatto solo un flyby, eppure riesce a meravigliarci continuamente, ben di più di altre sonde che scrutano da vicino e passeggiano allegramente sul corpo da studiare. Merito di Plutone? Sicuramente sì, ma anche di chi gli sta dietro…

Inoltre, i risultati vengono discussi e presentati quasi in tempo reale e permettono a tutti di seguire l’evolversi delle sorprese di un corpo celeste davvero … evoluto! Sembra di essere tornati ai bei tempi passati…

Facciamo una breve sintesi delle ultime scoperte. Innanzitutto, si può dire che almeno due delle montagne più visibili sembrano proprio essere criovulcani (vulcani che eruttano sostanze come acqua, metano, ammoniaca allo stato di liquido o di vapore, che poi ghiacciano immediatamente: colate di lava come ghiacciai) in cui vi sono segni di un’attività legata a un passato piuttosto recente.

Uno dei due possibili vulcani scoperti su Plutone. Esso è largo circa 100 km ed è alto 4000 metri. Si nota bene la depressione sommitale con fratture concentriche. Fonte: NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Southwest Research Institute
Uno dei due possibili vulcani scoperti su Plutone. Esso è largo circa 100 km ed è alto 4000 metri. Si nota bene la depressione sommitale con fratture concentriche. Fonte: NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Southwest Research Institute

I due possibili criovulcani hanno strutture larghe decine di chilometri e alte qualche chilometro. Esse presentano un profondo “buco” alla loro sommità che non ha niente a che fare, ovviamente, con un cratere da impatto. Sulla Terra, quando si vede qualcosa del genere, lo si chiama subito… vulcano!

I due probabili criovulcani a colori. Il blu indica terreni depressi, mentre il rosso terreni più alti. Il verde terreni di altezza intermedia. Fonte: NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Southwest Research Institute
I due probabili criovulcani a colori. Il blu indica terreni depressi, mentre il rosso terreni più alti. Il verde terreni di altezza intermedia. Fonte: NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Southwest Research Institute

Inoltre, anche se ancora in modo un po’ confuso, si notano possibili colate sui loro fianchi, che scendono fino a valle e la cui composizione non è ancora nota. Se veramente ci trovassimo di fronte a vulcani di tali dimensioni, la storia geologica del Sistema Solare esterno dovrebbe essere riscritta.

Che Plutone non sia mai stato con le mani in mano a subire il freddo e una immobilità completa, lo si vede anche dalla varietà di terreni che lo ricoprono. Contando i crateri si notano regioni che devono risalire all’inizio della storia del Sistema Solare (almeno 4 miliardi di anni). ma sono residui del suo vecchio vestito, strappato e coperto da abiti del tutto nuovi. In alcuni casi sembrano essere stati fabbricati l’altro ieri, che in termini geologici vuol dire non più di dieci milioni di anni fa. Pianure più o meno corrugate senza alcun segno di crateri da impatto. Incredibile!

Un caso fortuito, dovuto a un’attività recente del tutto sporadica? Sembra proprio di no, dato che sono stati rilevati  terreni intermedi, ossia abiti non nuovissimi, ma nemmeno troppo vecchi.

Ne segue che Plutone ha sempre avuto attività geologica e non si è messo il vestito della festa solo perché arrivava New Horizons!

Il conteggio dei crateri serve moltissimo anche per capire come funzionino le cose nella fascia di Kuiper. La mancanza di piccoli crateri indica che probabilmente vi sono meno oggetti piccoli nella riserva degli impattori. La storia formativa e collisionale della fascia deve probabilmente subire una profonda revisione. Potrebbe essere che i KBO (Kuiper Belt Objects) si siano formati “grossi” e non siano agglomerati cresciuti un po’ alla volta. Il prossimo “target” della missione (2014 MU69), con i suoi 50 km di diametro, sarà un magnifico banco di prova. Forse si vedrà un vero mattone primordiale del Sistema Solare, non evolutosi attraverso impatti e collisioni o perdite di elementi volatili. Sarebbe proprio il colmo se per trovare i veri semi biologici dovessimo andare in zone così remote e fredde. Il colmo… o forse una cosa del tutto normale e prevedibile?

Un corpo celeste così importante geologicamente, non poteva avere satelliti “normali”. Tanto per iniziare, sappiamo benissimo che di solito i satelliti sincronizzano la loro rotazione con la rivoluzione attorno al corpo centrale (lo fa anche la nostra Luna e lo fa anche il grande Caronte, più fratello minore che satellite di Plutone). Le piccole lune di Plutone, invece, non lo fanno assolutamente e ruotano ben più velocemente di quanto rivolvano.

Ad esempio, la più lontana, Hydra , compie 89 rotazioni attorno al proprio asse ogni singola rivoluzione attorno a Plutone.  Probabilmente ciò è dovuto a una rotazione caotica e non stabile, causata dalla marea di Caronte, ma nessuno poteva immaginare un tale scombussolamento rotazionale. Ecco un bellissimo filmato esplicativo della situazione...

Come se non bastasse, i piccoli satelliti sembrano essersi formati attraverso l’unione di corpi ancora più piccoli, frammenti originatisi, forse, all’atto della creazione di Caronte dopo un urto tremendo dell’originario Plutone con un collega della Kuiper Belt.

Le immagini indicano che almeno due (se non tutti e quattro) i piccolo satelliti di Plutone siano il risultato di una fusione di molti più satelliti, originatisi, forse, all’atto della catastrofica formazione di Caronte. Fonte: NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Southwest Research Institute
Le immagini indicano che almeno due (se non tutti e quattro) i piccoli satelliti di Plutone siano il risultato di una fusione di molti più satelliti, originatisi, forse, all’atto della catastrofica formazione di Caronte. Fonte: NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Southwest Research Institute

Un discorso a parte merita l’atmosfera di Plutone. La sua parte più alta è decisamente più fredda e compatta di quanto si pensasse basandosi sulle osservazioni da terra. Inoltre, sembra che essa venga “persa” nello spazio a un ritmo migliaia di volte più blando. Un processo che assomiglia molto di più a ciò che succede per la Terra e per Marte che non a ciò che ci insegnano le comete.

Fermiamoci qui, sicuri che i nuovi dati e i nuovi studi metteranno insieme un oggetto che chiamare pianeta sarebbe veramente il minimo. Una dimostrazione di come arrabbiarsi troppo sulla nomenclatura, solo per motivi storici e politici, sia cosa del tutto “idiota”. I corpi celesti si fanno valere per le loro intrinseche caratteristiche fisiche e non per le montature mediatiche. Il piccolo Encelado insegna…

Nel frattempo, la cometa di Rosetta ci regala solo un po’ di ossigeno (notizia “sparata” dai media con la squallida idea che l’ossigeno facesse subito pensare alle forme di vita che lo respirano…) e il povero Cerere è ancora là con le sue macchie bianche, in attesa che finisca il concorso a premi. Fa ridere pensare che vi è una sonda che lo osserva continuamente, mentre New Horizons ha dovuto accontentarsi di un passaggio ad alta velocità.

No, ragazzi, la Scienza non è sempre la stessa!

Aspettiamo con trepidazione le prossime sorprese che sicuramente Plutone sta ancora tenendo nelle sue tasche in attesa di mostrarcele… Grande piccolo Plutone… per non parlar di Caronte e delle altre lune.

10 commenti

  1. peppe

    quando le missioni sono "scientifiche" si ottengono risultati straordinari

  2. Daniela

    Bellissima l'animazione nella quale Plutone e Caronte sembrano due innamorati e le piccole lune degli allegri cupidi! :mrgreen:

  3. Lampo

    Che spettacolo...non avrei mai pensato che Plutone potesse nascondere tante meraviglie...speriamo ne arrivino altrettante!

  4. Aldebaran

    Plutone non è oggetto di conquista e di programmi spaziali da finanziare (v. Marte), ecco perchè la scienza pura si tocca e si vede!

  5. Mario Fiori

    Bisogna premere e forte (per quanto possa contare ...0...) perchè si mandino quì de robot in superficie ...e ben attrezzati.

  6. Aldebaran

    Ma questi (probabili) criovulcani sono oramai spenti o potrebbero eruttare ancora?

  7. Diego-Garrincha

    E pensare che quando io ipotizzavo l'esistenza di "criovulcani" anche di altezze considerevoli non mi prendevano sul serio...
    Al di la di tutto è bello vedere le proprie intuizioni divenire realtà. 8)

  8. Diego-Garrincha

    @Dani
    Due innamorati e allegri cupidi al seguito???
    Daniela è in carenza di affetto.... :lol:

  9. i criovulcani potrebbero benissimo essere ancora attivi e vai a spiegare perchè l'interno di Plutone è ancora caldo.. 8-O

    Caro Diego, mi spiace deluderti, ma i criovulcani si conoscono da molto tempo e hanno causato le colate di ghiaccio di Ganimede e anche i "vecchi" vulcani di Io. Poi, in fondo, anche Encelado ci mostra qualcosa di molto simile e anche Tritone...

  10. Diego-Garrincha

    :mrgreen:

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